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MANGA N°34 - CAPITOLO 7 ADES

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ATTRAVERSO L'ACHERONTE

Pegasus si risveglia su un terreno roccioso e deserto, Valentino e gli altri Spectre però sono già spariti. Improvvisamente il ragazzo vede Andromeda svenuto poco distante e subito corre da lui. Ripresosi, il cavaliere racconta a Pegasus come Libra, Sirio, Cristal e lui stesso abbiano deciso di scendere nell'Ade, e soprattutto lo mette al corrente dell'ottavo senso. Pegasus capisce quindi che sia Lady Isabel che Virgo non si sono suicidati, ma, forti dell'ottavo senso, sono scesi anche loro nell'Ade per combattere Ades. I due decidono allora di raggiungere Atena per consegnarle la sua armatura, e guardandosi attorno vedono un enorme arco, su cui è inciso, in caratteri greci antichi "Lasciate ogni speranza voi che entrate." I cavalieri capiscono subito che quella è la famigerata porta dell'inferno, detta anche porta della disperazione per via delle crudeli parole su di essa incise. La speranza è infatti l'unica cosa che un uomo, sceso nell'aldilà, può ancora avere. "Non dobbiamo mai abbandonarla !" si dicono i due amici prima di attraversare di slancio la porta. Di fronte a loro appare allora una distesa di acqua immensa, simile al mare, ma che in realtà è il fiume Acheronte. Pegasus ed Andromeda osservano il fiume quando si accorgono di non essere soli, intorno a loro ci sono infatti decine di anime, tutte tristi e sofferenti. Pegasus cerca di chiamarle, ma le anime non rispondono alle sue grida. All'improvviso però dal fiume giunge una voce "Sono quelli che hanno trascorso la loro vita inutilmente…non facendo né il bene, né il male. Hanno trascorso così tutti i preziosi giorni della loro vita. Per cui, dopo la morte, non possono entrare né nel Paradiso, né nell'Inferno. E stanno qui ad addolorarsi su questa riva dell'Acheronte, tra il mondo presente e quello della morte…per sempre !". Ad aver parlato è un uomo che conduce una piccola barca, il traghettatore dell'Inferno, Caronte dell'Acheronte, della stella del cielo di mezzo. Lo spectre invita Pegasus ed Andromeda a salire sulla sua barca, ma non appena si accorge che i due sono ancora vivi, li caccia. Pegasus allora, conscio che hanno bisogno della barca per superare il fiume, si lancia contro di lui, ma Caronte evita l'attacco con un balzo. Il guerriero comprende allora che i due sono cavalieri di Atena, e risponde al successivo attacco di Pegasus travolgendo il giovane con il suo remo. Atterrato il nemico, Caronte cerca di ucciderlo col remo, ma la catena di Andromeda lo ferma, arrotolandosi attorno all'arma. Caronte contrattacca subito e tira Andromeda verso di lui, ma un nuovo attacco del Fulmine di Pegasus lo blocca. Lo spectre riesce comunque a parare tutti i colpi facendo ruotare il remo, capace di compiere un giro in un millesimo di secondo, ma si rende conto che è inutile lottare e chiede ai cavalieri del denaro. Se sarà pagato, li porterà sull'altra sponda. Pegasus risponde che non hanno soldi da dargli ed attacca di nuovo, ma Andromeda lo ferma e si sfila un ciondolo dal collo. Il ciondolo, a forma di stella, è d'oro e su di esso vi è inciso "Yours Ever" (sempre tuo o tuo per sempre). Andromeda racconta di averlo sin da piccolo e che Phoenix gli ha detto che si tratta di un ricordo della loro madre. Pegasus non vuole che l'amico si privi di un oggetto così importante per lui, ma Andromeda gli risponde che se il ciondolo può evitare loro una battaglia inutile, allora è felice di darlo via. Caronte accetta a questo punto di far salire i due cavalieri sulla sua barca. Dopo più di un'ora la barca raggiunge il centro del fiume, e qui all'improvviso Caronte colpisce Pegasus con il suo remo, precipitandolo in acqua. Caronte spiega ad Andromeda che il ciondolo non era sufficiente per entrambi, poi osserva Pegasus che cerca di mantenersi a galla, ma invano, poiché quel punto del fiume è pieno di dannati, che si aggrappano al cavaliere tirandolo giù. Andromeda lancia allora la catena attorno al polso dell'amico, ma Caronte, dopo avergli ordinato di lasciarlo morire, solleva il remo per colpirlo. In quel momento però una scarica di colpi lo obbliga a difendersi col remo, e guardandosi attorno Caronte vede che Pegasus, aggrappato alla catena, è ancora vivo. Lo spectre para un secondo attacco, ma poi si rende conto che uno dei colpi lo ha raggiunto, incrinando la sua armatura. Caronte è stupefatto dalla velocità dei colpi di Pegasus, che superano quella del suono, ed il cavaliere ne approfitta lanciando di nuovo il "Fulmine di Pegasus" e scagliando in acqua il nemico. Aiutato da Andromeda, il ragazzo ritorna poi sulla barca, proprio mentre Caronte è circondato dai dannati. Il guerriero però grida ai due di salvarlo, perché anche se hanno la barca senza di lui si perderanno per sempre nel fiume. Andromeda allora gli lancia la catena, e risponde a Pegasus che gli dice di non fidarsi affermando "Invece io gli credo. Perché l'unica cosa che posso fare è sperare in lui." L'eroe issa Caronte a bordo della barca e Pegasus, sebbene titubante, gli ridà il remo, indispensabile per portarli all'altra riva. Non appena riceve l'oggetto però, lo spectre lo usa per attaccare Pegasus, che comunque, aspettandosi qualcosa, riesce a bloccarlo con le mani. Ridendo, Caronte spiega che le sue braccia hanno una potenza superiore al remo e travolge Pegasus con il suo colpo segreto "Current Crasher", poi solleva il remo ed attacca Andromeda, che para il colpo con la catena. Andromeda chiede perdono a Pegasus per essersi fidato del nemico, ma lo spectre, dopo averlo guardato negli occhi, interrompe l'attacco ed afferma "Non ho mai visto occhi come i tuoi. Tutti quelli che vengono qui si sono comportati male in vita…e i loro occhi esprimevano malvagità. Però i tuoi sono diversi, conservano l'espressione di chi spera. Sei un tipo stranissimo. Possibile che uno come te possa andare ai campi elisi dopo la morte ?" Caronte accenna al paradiso dei campi elisi, che si trovano alla sorgente dell'Acheronte. Poco dopo, Pegasus riprende i sensi e scopre di essere ancora sulla barca, che lo spectre sta conducendo verso la riva opposta. Il custode dell'Acheronte, che ha anche restituito ad Andromeda il ciondolo, spiega che li porterà fino alla riva, ma poi combatterà con loro. Dopo qualche minuto, la barca giunge in vista della prima prigione. "Qui si apre il mondo dell'inferno. Scuro ed infinito, con otto prigioni, tre valli, dieci trincee, poi quattro sfere…" spiega Caronte, aggiungendo che Atena sarà stata certamente catturata da qualche spectre. Giunti a riva, Pegasus e Caronte si scontrano. Il cavaliere di Atena è atterrato, ma lo spectre, colpito a morte, cade esanime sulla sua barca, che la corrente porta verso il largo. Rialzatosi, Pegasus si dirige con Andromeda alla prima prigione.



LA CORTE SOLENNE

I due amici percorrono una lunghissima scalinata, al termine della quale trovano un palazzo enorme, su cui è scritto "Palazzo del giudizio". Intorno a loro non c'è nessuno e tutta la zona è immersa in un silenzio irreale. I cavalieri si chiedono dove possano essere, ma appare uno spectre che ordina loro di fare silenzio, in quel luogo sacro ogni rumore è infatti punito con la morte. Pegasus però, bagnato per il tuffo nel fiume, starnutisce e compie altri rumori, suscitando le ire dello spectre. Dal nulla compare allora un uomo, con indosso una toga ed in una mano un enorme libro, che, credendo che sia stato lo spectre, di nome Marchino, a fare rumore, gli ordina di andarsene. Quest'uomo, che attualmente sostituisce Minosse al tribunale della prima prigione, è Lune di Barlon, della stella del cielo della sapienza. Il suo libro è un archivio, su cui sono scritti i nomi di tutti i defunti e le loro colpe, in modo che si possa decidere in quale parte dell'inferno mandarli. I nomi di Pegasus ed Andromeda, che sono ancora vivi, non si trovano però sul libro, e così lo Lune comprende che si tratta di cavalieri di Atena. In quel momento irrompe nella stanza Marchino, portando la notizia del superamento dell'Acheronte da parte di due cavalieri, ma Lune, stanco del suo rumore, gli lancia la sua frusta, che gli si avvolge intorno. Non appena il giudice ritira la frusta, i segni da essa lasciati sul corpo di Marchino diventano tagli, ed il corpo dello spectre va in pezzi. Lune poi si innalza davanti ai due cavalieri e colpisce Pegasus con il colpo "Reincarnazione". L'eroe vede davanti a se tutti i peccati fatti in vita, in realtà abbastanza veniali, ma soprattutto è accusato di aver ucciso molti uomini nelle sue battaglie. Pegasus si difende affermando che era tutto per il fine della giustizia, ma Lune risponde "Nessuno oltre a Dio ha diritto di punire un altro uomo !", poi colpisce Pegasus, scaraventandolo verso la prima valle della sesta prigione, l'inferno di sangue incandescente in cui cade chi ha usato la violenza. La catena di Andromeda però riesce a raggiungere Pegasus e lo riporta alla prima prigione prima che l'eroe cada nel lago di sangue. Guardando bene Andromeda, Lune si rende conto che, eccetto il colore dei capelli, è identico a qualcuno che lui conosce bene, ma poi lo attacca con la frusta. Il cavaliere si difende con la catena ed afferma che non esiste una persona davvero perfetta "Un uomo, per quanto possa essere benevolo, per vivere uccide pesci ed animali…o raccoglie fiori…o uccide insetti. Oppure odia qualcuno, o invidia e ferisce…anche se magari non lo desidera. Se ognuna di queste cose rappresenta il male…lo stesso vivere sarebbe male…" Colpito da queste parole, Lune risponde che il suo compito è solo giudicare, ma solo Dio può rispondere a quella domanda. Poi lo spectre lancia la sua frusta, che supera la catena di Andromeda e si avvolge intorno a lui. Resosi conto di essere condannato, Andromeda piange per tutte le persone che è stato costretto ad uccidere in battaglia, poi Lune ritira la frusta ed il suo corpo va in pezzi. Osservando la testa del nemico, Lune decide di seppellirla per la straordinaria rassomiglianza che ha con quella di un'altra persona, ma la testa, sebbene staccata dal resto del corpo, inizia a parlare ed ordina allo spectre di ricongiungerla alle altre parti del suo corpo. Lune, sconvolto, si convince che quella non è la testa di Andromeda ma di un'altra persona e, strappatosi la toga, cerca invano il suo corpo, improvvisamente sparito. Lune corre fuori dal palazzo, temendo che il corpo sia stato portato via dal vento della seconda prigione, ma si imbatte in Rhadamantis. Lo spectre gli mostra la testa che ha in mano, ma poi si rende conto che quella non è una testa. Intanto, alla prima prigione, Pegasus ed Andromeda, già convinti di essere morti, si riprendono, scoprendo di essere soli. Pur non capendo cosa sia successo, i due corrono verso la seconda prigone.



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